| Hai provato a fermare il tempo? Se mi avessero detto che in quella lunghissima estate, la mia vita sarebbe cambiata non ci avrei creduto. Eppure ora, davanti a questa valigia, capisco che sei tu che hai dato un senso a tutto. Dimmi che senso ha.
Il ticchettio continuo dell'orologio a pendolo risuona nelle mie orecchie. Il sole caldo delle tre e mezza scotta sul mio braccio dalla carnagione sbiadita e le piccole gocce di sudore scendono dalla mia fronte, depositandosi sulle gote arrossate. Le frasi d'inglese mi tormentano mentre la mia testa pensa già a cosa ascoltare nel ritorno in bicicletta. “Forse i Take That sono migliori lungo il percorso.” I miei pensieri si uniscono ai vari rumori e, come una borraccia ad un'assettato, suona la sveglia che mi fa capire che è finita. Si, sono libera di nascondere questi libri d'inglese e ritornare a casa, per preparare quelle valigie enormi. No, non sarebbe finita qui. Tutti quei vestiti, le ore del viaggio. Si, una tortura.. Prima di quei tredici giorni di vacanza, a Rimini. Con i tuoi genitori e quell' “antipatico” di Alexander, mio fratello più grande. Infilo i miei libri nella sacca dell'Eastpack, sorridendo di sbieco. Poi ci sarei stata io, la più piccola della famiglia Lagaliardi. La scorbutica e “sognatrice”. La dolce Violette, chiamata con un nome che non mi appartiene: Viola. Non ho mai accettato, in questi sedici anni (da compiere), le persone che storpiano quest'ultimo: se si sarebbero trovati nel mio posto, cosa avrebbero fatto? Di certo, non me l'avrebbero fatta passare liscia. Esco dalla porta, percorrendo velocemente le varie scale dell'edificio. I miei genitori hanno sempre avuto un' enorme passione per la Francia e, dato che la nostra famiglia si trova qui, non abbiamo mai superato il confine italiano. E, per omaggiare quest'ultima, mi hanno dato questo nome. Violette: il nome di un fiore. Simbolo di modestia e pudore ma, la caratteristica che più amo, è il suo particolare significato. Persona sinuosa, flessibile.. Mi sono sempre domandata il “perché” di questo mio nome: non è comune qui in Italia, eppure .. “ Tu sarai l'unica al mondo, un piccolo fiore che pochi potranno raccogliere”.. Le sue parole mi risuonano tutt'ora nella testa; la domanda è mia madre ha una sfera di cristallo? Si, perchè quest'affermazione l'aveva fatta parecchi anni fa. Ed ora.. Nessuno ha provato a raccogliere questo fiore, anzi. A me sembra l'esatto contrario: quest'ultimo viene solo evitato perché, in un campo di rose rosse, quello non risalta. Io sono così. Pedalo velocemente al ritmo della canzone, cercando di non finire sotto qualche auto; le raccomandazioni di mamma si fanno sempre sentire e, nonostante la musica assai alta, mi perseguitano. Gli occhiali da sole neri, la maglietta giallo canarino e i pantaloncini neri; non mi sono mai ritenuta un “mostro”.. magari non ho un fisico da modella, ma non significa niente.. Almeno credevo fino a qualche anno fa; ora eviterei di mangiare tutte quelle patatine e merendine varie, se solo avessi saputo che il fisico avrebbe avuto un valore superiore a quello che ho dentro la mia testa. Si, perché io sono anche così. Una ragazza che parla da sola ma, soprattutto, una che ragiona col cervello.. poi successivamente col cuore. Almeno fino a poco tempo fa, prima d'incontrare Manuel.. Un ragazzo che mi ha preso il cuore, ma.. è uno stronzo. Si, un' aggettivo che gli si ad-dice proprio: mi prende e mi getta quando vuole lui ed io non posso farci niente. Le persone, che mi sono accanto, hanno cercato di farmela passare.. Ma poi io andavo in quel locale, il sabato sera, e ci ricascavo: per non fare soffrire nessuno, ho finto che non mi piacesse più. Ho cercato di prendere il mio interesse e “ficcarlo” sotto al tutto il male che mi ha provato in questi due mesi.. Ed, andare al mare, è il primo passo per il mio progetto: Dimenticare. Si, perché qualcuno deve dirmi che senso ha: Correre dietro ad una persona che ti vedrà, in qualsiasi gesto tu possa fare, la sua amica.. che in realtà è totalmente presa di lui. Manuel mi aveva illuso ed io, nonostante tutto, credevo alle sue parole. Parcheggio la bicicletta davanti al cancellino, spegnendo la musica che risuona nelle mie orecchie. Liar, Liar, Don't cry on my sholder. Bugiardo, Bugiardo, non piangere sulle mie spalle. Si, perché mi ha mentito. Letteralmente presa per il “culo”; Si, inutile trattenersi. Salgo le scale che mi portano all'appartamento, con una voglia tutta mia. Probabilmente una lumaca sarebbe stata decisamente più veloce di me, anzi mi avrebbe superato.. Di certo. Io sarei rimasta al primo gradino e lei, dall'alto, mi avrebbe guardato con aria di superiorità. Scuoto il capo, facendo scomparire l'immagine dalla mia testa. E poi io sono una viaggiatrice; il mio motto è “datemi una penna e io ti farò viaggiare..”. Peccato che nessuno si sia mai interessato a quest'ultimo. Violette è stata anche rimandata in tre materie nella quale una è la tua preferita, facendoti sentire una merda. Si, mi sento esattamente così. E ha così tante amiche.. Ironizzo su d'esse perché non so se ridere o piangere: ho quindici anni e undici mesi ma, in vita mia, non ho mai avuto persone della mia età da considerare “amiche”. Si, c'è qualcuno.. Però.. Non posso toccarla e mi tocca volergli bene a trecento chilometri di distanza: la meravigliosa sfiga nella vita di Violette. Ci sono ventimila persone in questo paese .. ma nessuno la pensa come me: il problema è se io sono anormale o gli altri guardano l'apparenza.. Che, nel mio caso, inganna. Apro la porta, guardando mia mamma seduta sul divano. Mam. Ehi – si mette seduta composta, spostando bruscamente mio fratello appoggiato al suo braccio – come sono andate le ripetizioni? Mi dirigo in cucina, sedendomi sul tavolo di legno. Viol. Sono andate benissimo. Matteo – il ragazzo che “sazia” le mie enormi lacune – mi ha spiegato meravigliosamente. Ed è così, se non fosse per il ritorno. Le mie care Esse: Sole, Sete e Stronzaggine.. che se le unisci, da vita ad un mix irresistibile. Si, ironizzo: sono fatta così. Se le cose le prendo “ di petto” non riesco ad essere seria. Ma se le prendo di cuore.. Ingerisco bruscamente il liquido gelato, sentendo la trachea ghiacciarsi. Non ne capisco il gusto ma la sensazione mi provoca qualche brivido lungo la schiena: amo l'estate ma.. la sensazione di “appiccicoso” sulla mia pelle, non riuscendo nemmeno a muoverti, non è la cosa migliore di quest'ultima. Attraverso il corridoio, andando diretta verso la mia camera. I poster enormi coprono le pareti biancastre, dandogli una personalità rockettara. Esattamente come me, pazzoide che ascolta cantanti sconosciuti ma di un talento infinito. Mi siedo sul ripiano della scrivania, osservandomi distrattamente davanti allo specchio. La Violette: una marea di ricci avvolgono il viso paffutello, dandogli un velo di particolare, piacevole per la vista. Gli occhi di un colore glaciale; quasi sempre grigi, ma accompagnati da venature verdastre che gli danno che l'espressività, unica. Il naso paffutello e la sua piccolissima “gobbetta” da renderlo semplice ma con quel qualcosa di diverso dalla perfezione. Le labbra di un rosa caldo, tendente al rosso, e con delle curve carnose; non so nemmeno da chi le abbia prese, dato che nessuno nella mia famiglia le ha così.. Escludendo Alex. Non mi ritengo così brutta ma.. perché non piaccio? Diamine. Mi stendo sul piano, fissando il soffitto bianco. L'unica cosa che voglio assolutamente in questo periodo è l'innamorarmi.. O meglio, so che parto per il mare tra tre giorni e lì, dove non mi conosce anima viva, voglio stare tranquilla. Mettere una pausa alla mia vita per quei tredici giorni e riprenderla da come l'ho lasciata. Non ho intenzione di affezionarmi a nessuno: la sofferenza di lasciare una persona qui, a Rimini, non mi permetterebbe di dare il massimo all'esame di riparazione a settembre e io non voglio disperdere le mie attenzioni in cose fuori della mia scuola o la mia scrittura. “ Violette, se devi pensare all'amore, prendi il tuo computer e dacci dentro con lo sbattimento di dita. Scriviti una storia e rileggila fino a quando non capirai che questa è la tua vita. Tutto quello che c'è, oltre a queste quattro mura, non fa per te”. Si, la mia coscienza ha ragione. La mia vita è qui, altro che ragazzi e cazzate varie. Io sto bene col mio computer e la mia musica particolare. Ho solo quindici anni, avrò tempo per il sesso maschile.. Certo un bacio però.. Non mi dispiacerebbe.. “No, Violette. Non cadere nelle tentazioni Tayloriane”. Scoppio a ridere, chiudendo gli occhi. Si, “Fifteen” non sarà mai vera su di me..
La voce di Alexander risuona dolcemente nelle mie orecchie, unita successivamente al movimento della sua mano minuta sul mio fianco. Mi stiracchio sul mio fianco, lamentandoti del tremendo dolore dell'oggetto conficcato sotto d'esso. Alex. Ehi, mio piccolo fiore – apro l'occhio, guardando il suo sorriso perfetto dipingersi sul suo volto – dobbiamo prepararci. Si parte tra poco. Mi lascia una carezza sul viso, accennando un piccolissimo sorriso. Ho sempre trovato, mio fratello, di una bellezza particolare: se non fossi sua sorella, probabilmente sarei pazza di lui. I suoi capelli corvini danno un'intensità maggiore a quelle perle grigie, seguite successivamente dalla carnagione abbronzata e dal fisico perfetto. Non capisco come possa essere mio fratello: è totalmente, esattamente, completamente il mio opposto. Per non parlare delle ragazze che gli corrono dietro; se mi regalasse la metà delle sue corteggiatrici, cambiandogli sesso, probabilmente ne avrei abbastanza fino alla fine dei miei giorni. Possiamo dedurre la sua popolarità dagli amici su Facebook; io ventisette, lui tremilacento. Come rovinare ufficialmente la mia autostima con un fratello, calciatore, batterista e fumatore accanito di Malboro Rosse. La mia rovina.. Nonostante lui sia essenziale nella mia vita. Abbiamo solo un' anno di differenza e, andando anche nella stessa scuola, ci ritroviamo a parlare di cose in comune: perché la pensiamo, quasi sempre, allo stesso modo... é l'aspetto fisico che ci rende l'opposto dell'altro. Mi siedo sul letto, fissando il poster di Taylor Swift. Il suo sorriso mi rende felice e, senza pensarci due volte, la imito. Sospiro, prendendo da sotto il cuscino l'Ipod con le giganti cuffie blu puffo. Premo sullo schermo e, in breve tempo, la canzone tanto sognata mi risuona nelle orecchie. Fifteen. Quindici. Appoggio le mie mani sulle ginocchia, dandomi la giusta spinta per mettermi in piedi. Cammino a ritmo della canzone, raccogliendo gli oggetti che mi serviranno anche in vacanza. Fischietto a bassa voce, strappando dolcemente un poster. Si, perché al hotel nessuno sarà fan di lei o dei gruppi che ascolto. È geneticamente testato: io sono “l'anormale” della mia età. And your first kiss makes your head spin ’round. Mi tocco piano le labbra, assaporando il gusto della caramella alla liquirizia, mangiata un'ora fa. Forse mi sento l'estranea del gruppo, proprio perchè io non ho mai dato un bacio.. E sentire coloro che chiami amiche parlare solamente dei loro ragazzi, delle loro sveltine e di quello che, per loro, è chiamato amore.. mi ha fatto capire che vivo in un mondo estraneo. In un posto dove nessuno potrà farne parte, se non io. Perché sono protagonista di ogni storia che scrivo, di ogni mia citazione e di tutti quei sogni che si creano sulla mia mancanza d'amore per l'altro sesso. E il tuo primo bacio ti farà girare la testa. Che Taylor stia sbagliando? Si, certo. In ogni sua canzone mi ci ritrovo al massimo e, il tredici agosto dell'anno precedente, mi sono ripromessa di rendere questa canzone il mio manuale d'amore.. E manca proprio quello per scrivere fine a questa lunga lista. Trascino la valigia viola lungo il corridoio, appoggiandola davanti alla porta d'ingresso. Mi guardo attorno, “fotografando” l'immagine che mi si presenta davanti: la casa è perfettamente in ordine, le valigie davanti a me e il rumore lieve degli uccellini che fischiettano. Alex. Aiuta mamma che io scendo – mi scompiglia i capelli, dandomi una piccola carezza dietro la nuca – attenzione piccola ricciolina. Mi sorpassa mentre io cammino verso la cucina dove mamma, indaffarata e affaticata, solleva il piccolo Ciuffo chiuso nella gabbia. La nostra famiglia tiene particolarmente agli animali e, pur di non lasciarlo a casa da solo, abbiamo deciso di portarlo con noi.. Anche al mare. Le note della canzone finisce e io, per non sembrare la malata di musica, ficco le cuffie nella mia borsa. Mam. Prendi il beauty-case e scendi con Ale. Guarda la nostra casa per l'ultima volta che la rivedrai tra quindici giorni. Sollevo l'involucro ed esco dalla casa, senza ripensamenti. Ora voglio solo lasciare i miei problemi in queste quattro mura e vivermi intensamente le mie vacanze. Senza il rimorso di amori incompresi, di amiche che se ne fregano dei tuoi problemi e di professori che ti fanno studiare anche in estate. In quei giorni di mare, sarei stata una ragazza diversa. La Violette studiosa avrebbe abbandonato i suoi libri e avrebbe sognato. Quello che purtroppo qui non avviene mai. I pregiudizi, l'amore per le ragazze semplici e la poco curiosità di scoprire oltre all'apparenza. Apro la porta della macchina, sedendomi sull'angolo del sedile posteriore. E se fare trecento chilometri mi avrebbe reso felice, perché no?
Istrice.
Le voci di Alex con quelle dei miei genitori infastidiscono il mio sonno profondo e, allungando la gamba, apro lentamente l'occhio destro. Alex. Mi aveva detto che probabilmente non sarebbe venuto sabato sera.. Cerco di capire di chi sta parlando, isolando la musica di Ne-Yo abbastanza alta da infastidirmi in quel momento. Mam. Ale, ma chi ti ha detto questo? Ieri sei rimasto a casa e avevi in mano solo il cellulare.. - la sua voce si blocca e probabilmente il concetto l'ha capito anche lei – Ah. Forse mi sono dimenticata di specificare un piccolissimo dettaglio inaccettabile, direi: Manuel è uno dei migliori amici di mio fratello. Bella merda. Si sono fatti compagni quando uscivamo in quattro e hanno capito di essere praticamente la coppia esatta dell'altro. Cioè all'inizio ero molto felice di questa amicizia.. ma quando Silvia e Manuel si sono lasciati, siamo rimasti un trio avvincente, o meglio io facevo (anche in quel caso) il terzo incomodo. Ho pensato parecchie volte che Manuel preferisse mio fratello a me.. Poi certo chi veniva ad abbracciare e accarezzare, facendomi prendere una bellissima sbandata per lui. Non riesco a capire ancora come io possa continuare a volere uno simile: ma, santa banana, non è di certo il più bel ragazzo della provincia ma.. Lui è uguale, identico, spaccato a Darren Criss. Il mio cantante preferito di cui mi sono presa una cotta gigante ma con la differenza è che io sono a conoscenza del fatto che lui non mi conosce.. Lo stesso carattere calmo, i suoi lineamenti dolci, il fisico magro.. No, quello lo escluderei. Ma il punto è che viaggiamo su due rotte identiche. Senza volerlo, faccio picchiare la mano contro la portiera e Alex smette di parlare Mam. Violetta pensavo dormissi.. Sospiro pesantemente, mettendomi seduta composta. Viol. L'avevo capito che non lo sapevate: parlavate di Manuel. -Alex spalanca gli occhi incredulo. Probabilmente non si aspettava che, da grande furbacchiona, avessi ascoltato tutto. Magari una parte.. - ma perché ne parlate a bassa voce? Io penso ad altri ora.. “ Ma quando mai”. Scuoto il capo, osservando fuori le macchine ferme attraverso il finestrino. Abbasso il sopracciglio, picchiettando le dita sul braccio di Alex. Viol. Siamo fermi? In autostrada? - scuote il capo, sussurrando un “controlla meglio”. Difatti ci sono vari edifici con l'insegna “Hotel” – cioè ho dormito tutto il viaggio? Scoppiano a ridere tutti e tre, facendomi rimanere senza parole. E vorrei sprofondare: se avessi dormito due ore in più, stanotte, non sarei ridotta in questo stato indecente. Si, perché Chloe non può aspettare.. Chiaramente. Alex. Ti sei persa anche il cd dei Paramore, dato che dormivi così bene non ti abbiamo svegliato. I miei piccoli neuroni collegano le frasi di mio fratello e capisco che, accidenti, sono sfigata da far paura. Appoggio il collo contro lo schienale, sospirando. Pap. Prova a pensare se l'Hotel è una figata unica? - picchietta il dito sul manubrio, sorridendo – dai l'anno scorso era una merda.. Non può essere peggio. Silenzio di tomba. Occhei, forse stiamo esagerando.. Però. Viol. Papì devi girare in via Trapani – mi metto composta, ridendo – a destra, testa di mulo. La macchina sosta nel parcheggio e capisco che non dovevo partire col pregiudizio del hotel a quattro stelle. Banane, questo posto fa schifo. L'edificio ha delle pareti azzurro mare e, come ingresso, c'è una rampa di dodici scale con delle rifiniture bianche. Deve avere minimo trenta anni 'sto posto. Apro la porta e appena appoggio il piede sull'asfalto, per finire la serie di tutteamecapitano, finisco in una pozza.. Con l'infradito. Con questo fortunatissimo evento posso sospettare solo due cose: O un cane ha fatto la miniatura del lago di Garda accanto a me o il tempo non è stato dei migliori. Sbatto con rabbia il piede, scendendo con le miliardi di borse che mi sono portata. Osservo la gente che mi passa accanto e, dal colorino pallido, capisco che il mio secondo pensiero è giusto: ha piovuto e, dato che la nuvola di Fantozzi mi perseguita ovunque vada, non smetterà anzi.. Cammino scazzata verso l'ingresso, pensando che probabilmente mi fucileranno appena entreremo in camera. Ahimè, è colpa mia se siamo qui. Scuoto il capo, alzando gli occhi al cielo. Sono morta: mi faranno dormire sul balcone. Apriamo la porta e, con lo sguardo esterrefatto, Alex fa il segno della croce. Scoppio a ridere, dandogli una gomitata sul braccio. Lui esagera.. però. Le pareti sono di un colore strano; non si capisce se è una colorazione scura o semplicemente la mancanza di luce.. alle dieci di mattina. Volto il capo e i divanetti sono di un colore panna.. o di qualsiasi colore ancora non definito dall'essere umano. Esco un momento a prendere l'aria e una ventina di signori anziani mi guardano come se, al mio posto, ci sia un alieno. Occhei non sono bellissima, però che esagerazione. O resto qui a fare l' E.T della situazione o entro a guardare la hall dalla grande luce. Sospiro pesantemente e, non so come e quando, lo sguardo mi cade nell'angolo bar. Ci sono due signori, stranamente anziani, e tre ragazzi. Santa Banana, è un miracolo? Dalla sfiga che ho, minimo stanno andando via. La ragazza dai capelli castani ride e successivamente lo imita il ragazzo molto più alto, decisamente poco filiforme.. E poi c'è quello che tiene la testa bassa. Il cellulare mi vibra e lo estraggo per vedere chi può chiamarmi. Le mani mi sudano ma chiaramente c'è una possibilità su mille che lui mi mandi un messaggio. La tua ricarica da 25 euro è stata effettuata. No, mi correggo. Una su un milione. Viol. Alex per caso – alzo la testa e, come per magia, mio fratello non c'è. - ma miseria. Non credo che mio fratello abbia la velocità di Flash Gordon ma di certo ha una lingua biforcuta. Difatti è finito nel gruppo di ragazzi ad atteggiarsi, come il fighetto sia chiaro. Ricordate quando ho detto che mio fratello ci assomigliamo in alcune cose? Ecco, ritiro tutto. Lui è un piccolo presuntuoso che non è felice se non ha le attenzioni su di sé. Mi avvicino, cercando di allontanarlo. Ma, dall'uniforme, capisco che i due ragazzi lavorano come camerieri. Il gigante, poco filiforme, parla animatamente con mio fratello e poi c'è quel ragazzo che non ha alzato la testa dal suo cellulare. I capelli ricci gli coprono il viso e l'unica cosa che posso vedere sono le dita affusolate, dal colorito biancastro. Di certo non ama molto la sdraio e l'ombrellone. Le sue unghie sono minuscole e, senza volerlo, sorrido. È decisamente ansioso, il ragazzo dai capelli ricci. È decisamente più grande di me ma non troppo; la giusta altezza. Proprio come dovrebbe essere il mio ragazzo ideale. Il fisico, di certo, non è dei migliori: la pancetta fuoriesce dai pantaloni neri e delle splendide forme generose si possono notare sul lato opposto. Alex. Aspettate – sento la sua mano appoggiarsi sul mio braccio e, impegnata ad osservare il “ragazzo dagli splendidi capelli ricci” , sussulto – lei è mia sorella, Violette. È molto timida, parla col cavatappi. Alzo lo sguardo al cielo, sbuffando. E la solita affermazione da prevenuti fuoriesce. Con questa “super” presentazione, scopro che il gigante si chiama Giuseppe e la ragazza castana dal sorriso solare, Beatrice. Proprio come la musa di Dante. Mio fratello parla a macchinetta con il ragazzo gigante mentre io e la ragazza continuiamo a fissarci, in silenzio. Che ci stiamo studiando è dire poco: peccato che lei sia meravigliosamente bella confrontandola a me. I suoi capelli toccano le spalle e sono lisci, di un colore tendente al castano-nero. La sua pelle è leggermente colorita e il suo fisico è perfetto; ha seno e culo. Quello che io non ho, da .. sempre. Il signore anziano ci interrompe, appoggiando la mano sulla spalla di Giuseppe. Sign. Andate a prepararvi che tra poco si torna a lavorare. E appena guardo il “titolare” scoppio a ridere: si nota benissimo che indossa un parrucchino. Non so cosa mi faccia più pena: il fatto che lo porti o che si vede da otto miglia di distanza? Sento le voci di mamma richiamarci e capisco che anche noi dobbiamo allontanarci. Salutiamo con un brevissimo gesto con la mano e inizio a pensare. Si, perché se ve lo state chiedendo “il ragazzo dagli splendidi capelli ricci” non si è presentato e ha tenuto la testa abbassata tutto il tempo. Magari si chiama Pollastronzo, Bigo, Natale.. o magari non parla la nostra lingua e utilizza quei programmi per l'Iphone per tradurre le voci nella sua lingua. Magari soffre di dislessia, o è sordo, muto.. ma il punto è che io non so 'na banana di lui. Cammino accanto a mio fratello che, stranamente, è muto. Viol. Mi dici che succede? - si volta verso l'angolo bar, aprendo la bocca per richiuderla successivamente – Alexander Lagaliardi. Mi supera, alzando le braccia in segno d'arresa. Alex. Non ho niente brutta istrice che non sei altro – scuoto il capo – e non parlare troppo che ti si brucia la lingua. Sospiro, incrociando le braccia sotto il seno. Avrei dovuto sopportare anche lui nei tredici giorni qui?
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La musica dei Subsonica mi accompagna mentre velocemente premo sulla tastiera del computer. Solitamente non scrivo prima di mangiare perché so che non riuscirei a fermarmi ma qui, dove il tempo è contato, devo sfruttare ogni possibilità che mi rimane. Siamo nella nostra camera, nuovissima e con un bagno enorme.. Che di certo sarà sempre occupato da mio fratello, maniaco assurdo dei suoi capelli alla fighettolandia. Sa che le ragazze gli sbavano dietro anche se indossasse un sacchetto dell'immondizia: è bellissimo, è intelligente e soprattutto ha una parlantina che affascina. Il mio esatto contrario.. Ma ha anche lui un difetto; è di un vanitoso da far paura. Probabilmente se lo dovessi offendere sul suo aspetto, mi rinnegherebbe come sua sorella e mi impiccherebbe. Si, anche perché con tutti i soldi che si spende in lampade e cerette. Le immagini dei protagonisti della mia storia si creano mentre la musica si diffonde. Chiudo gli occhi e lascio la mia mente viaggiare in quel mondo delizioso che si è creato davanti ai miei occhi: darei qualsiasi cosa pur di vivere nella mia immaginazione perché sognare, l'amore vero e non provarlo sulla tua pelle, ti lascia l'amore in bocca. Far avvicinare le labbra dei protagonisti, i corpi, e non sapere come ci si sente nella realtà.. Ti fa sentire un'emerita stupida che scrive come una ninfomane. Una pazza di amore, incontri riavvicinati mai provati sulla tua pelle. Qualcosa di nuovo che vorrei provare, sentire i brividi delle dita che percorrono sulle tue braccia, i baci dolci sul collo, la sua mano che stringe forte la tua. Si, quelle cose che fanno i fidanzati. Ma all'improvviso le mie orecchie vengono coperte dalle cuffie giganti e mi fanno sussultare appena sento la canzone. Alex. Barbra Streisand Uh, Uh.. - lo fulmino, sentendo il mio cuore battere forte dallo spavento – massu non è niente di che. Chiudo bruscamente la schermata del computer, appoggiandolo sul letto. Viol. Lasciami stare – mi siedo sullo sgabello del bagno, borbottando a bassa voce. Mi trascino con l'oggetto vicino al lavandino, immergendo le mie mani nello scorrere dell'acqua fredda – Ale.. Non è che.. Mi alzo in piedi, scuotendo le mani con l'intento di asciugarle.. Inutilmente direi. Esco dal bagno e, nonostante l'aria condizionata a pala nella stanza, sento il mio corpo surriscaldarsi dalla rabbia. Mio fratello sta leggendo il mio computer. Correggo: mio fratello sta leggendo Open Office e questo non va assolutamente bene. Viol. Alessandro Lagaliardi – ridacchia, sfottendomi con la sua faccia da schiaffi e il suo “ è Alexander comunque” - fa lo stesso! Lascia il mio computer. Mi butto a peso morto su di lui, cercando di impossessarmene il prima possibile. Ale. Gli prendo il viso a coppa, travolgendola in un bacio appassionato. E aspetta – guarda sullo schermo, recitando con vena romantica barra presa per il culo - Sorpresa, inizio ad mordergli piano il labbro inferiore fino a quando non mi asseconda.. Ahperò. Violette basta guardare i film pornografici! Gli prendo il computer, mettendolo sotto il braccio. Viol. Sei una merda. - mamma e papà si alzano dal letto, facendo segno di scendere per il pranzo. Mi avvicino ad Alex, sussurrandogli all'orecchio – spero che quelle pennette al ragù ti facciano strozzare. Apro la porta e percorro le scale con rabbia, cercando di non scontrarmi con la gente che mi passa accanto. “ Magari in un futuro c'è posto per noi due”. Sbatto le palpebre, sentendo il mio cervello elaborare frasi senza senso. Alex mi passa accanto e, senza volerlo, il mio sguardo finisce sul suo braccialetto di pelle. Esattamente come il suo. Accelero il passo, entrando velocemente nella sala da pranzo. La gente è seduta nei vari tavoli, coperti dalla tovaglia bianca e decorazioni sull'azzurro/blu. Il grande tavolo bandito di enormi vasche di verdure, dove tu puoi scegliere quale prendere senza che nessuno ti dica niente. E voltando il capo, posso notare i camerieri. Beppe e il ragazzo dagli splendidi capelli ricci. Quest'ultimo indossa una camicia bianca, rammendata sui gomiti e i ricci ribelli sono raccolti in una coda poco stretta e le ciocche più piccole gli scivolano sulla fronte bianca. Cammino verso il tavolo da poco assegnato, cercando inutilmente di guardare il cameriere misterioso che tiene il capo abbassato nella nostra direzione. Alex. Simpatico quel cameriere – sbatto le palpebre, liberandomi dello strano stato di trans che si è creato nella mia testa – si, il ragazzo lavato nella candeggina. Scuoto il capo e, istintivamente, lo difendo. Viol. Parli tu che ti fai di lampade e autoabbronzanti – mi guarda con la faccia sbalordita. Sto difendendo il ragazzo misterioso? - ora zitto e mangia. Infilo la forchetta nel piatto e continuo a pensare. Che sta succedendo? Diamine. Violette prendi atto delle tue azioni. Sento la presenza di qualcuno di fianco e alzo la testa, per vedere chi sia. Il ragazzo misterioso. Riccioli d'oro. La sua pelle candida, bianca e perfetta. Le sue labbra carnose. Il profumo dolce dello shampoo dei capelli. Rabbrividisco dalla deliziosa sensazione.. Ma nonostante tutto, guarda tutti tranne me. Si, la comica della giornata. Cam. Ne volete ancora? - scuotono tutti la testa ed io rimango impassibile. Dicono all'uniscono un “Grazie”. - Prego. Come può essere possibile? Okkei so di non essere bellissima ma addirittura evitarmi. Infilo con rabbia la forchetta nel piatto, prendendo varie pennette. Alex. Rabiosa? - la sua presa per il culo mi fa alterare e gli do un calcio sotto il tavolo – ahi, a cuccia.
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Guardo il telefonino, osservando l'ora. Le tre e tredici. Ovviamente tutti stanno dormendo o la maggior parte sta scendendo in spiaggia. Io ho deciso di stare qui, sulla sedia di un tavolino. Quello nel lato più nascosto così nessuno mi vede, a scrivere sul block notes dalla copertina nera. “ Mi hanno detto che l'amore cambia modo di guardare le persone. Ed è vero, probabilmente. Mi sono ritrovata qui, in questo angolo a sperare che la mia protagonista si innamori del ragazzo che le corre dietro, sapendo perfettamente che sono io che scrivo. Inutile vero?” L'ebrezza dell'aria del mare mi fa stare bene. Qui non mi conosce nessuno. Sono quella della stanza centonove, quella coi capelli ricci e gli occhioni grigi. Niente di più, Niente di meno. Le cuffie nelle orecchie fanno risuonare Bruno Mars e la sua “Just the way you are”. Se qualcuno me la dedicasse una volta.. Chiudo gli occhi, alzando il volume dell'Ipod. When i see your face, there's not a thing that i would change, Cause you're amazing, just the way you are.. La melodia si dissolve e, all'improvviso, sento il rumore di un piatto che cade. “ Valerio! Santo Dio vuoi imparare una volta a prenderli in mano bene, 'sti maledetti piatti?! E dove vai ora? Valerio, cazzo!” Tolgo le cuffie, appoggiandole sul tavolo. Mi metto in piedi, camminando piano verso la finestra vicino alla cucina. Quella più grande si spalanca e, con fare abile, il ragazzo dai capelli ricci ne esce. I suoi capelli sono sciolti, il pacchetto delle sigarette in mano, gli occhiali spessi appoggiati sul naso perfetto. Mi guarda sorpreso ed io, non sapendo cosa fare, indietreggio piano. “Aspetta”. Mi fermo, non riuscendo a capire se è un sogno o ha davvero parlato. Estrae la sigaretta dal pacchetto, prendendo dalla tasca dei pantaloni l'accendino azzurro cielo. Viol. L'hai spaccato tu il piatto? - sorride, appoggiando l'involucro di carta sulle sue labbra rosee – sperando che ne sia solo uno. Espira il fumo dalla sua bocca, scoppiando a ridere. La sua risata è contagiosa e mi ritrovo così, a sorridere al cameriere del hotel. Cam. Non si preoccupi lei – avvolgo le mie braccia sotto il seno, stringendo i lati della maglietta gialla di Spongebob – e poi fa sempre così Jack Castoro.. Abbasso la testa, scoppiando a ridere. Eppure non mi sento in imbarazzo.. nonostante stia parlando con lui, girato dalla parte opposta. Viol. Puoi darmi del.. Si volta velocemente, appoggiando la schiena alla ringhiera. Cam. Maglietta di Spongebob. Cos'è? Ti piacciono le spugne dei piatti? Alzo gli occhi al cielo, camminando lentamente verso il muro. Le giuste distanze Violette. Viol. In realtà, l'ho comprata solo perché la mia amica ne è pazza. Io non amo – tiro la maglietta verso il basso, sentendomi in imbarazzo totale – 'sto coso. Lo guardo e posso intravedere le lunghe ciglia nere. Spesse, folte e lunghe. Meravigliosamente perfette, esattamente come lui. Scuoto il capo, cacciando via il pensiero. È il cameriere Violette! Diamine banana! Cam. Si, in effetti non è poi così bello. È un cartone animato .. particolare. Fa un passo verso di me, tenendo il capo abbassato. Mi mordo il labbro, sentendo il cellulare vibrare nella tasca. Viol. Posso chiederti una cosa? - batte la sigaretta tra l'indice e il medio, annuendo – perché tu.. Ma la voce di Beppe risuona dalla cucina, continuando a battere la mano sul vetro. Cam. Signorina vuole finirla? - mi allunga la mano, porgendomi la sigaretta a metà – per ora posso donarle questa.. però. La prendo, nonostante io non fumi. È sua.. ma la voglio tenere ugualmente. Viol. Grazie.. e.. - si inchina mettendosi seduto sullo spigolo della finestra, di schiena sia chiaro – attento ai piatti. Scoppia a ridere, rientrando. Ma forse le mie vacanze non saranno così brutte. No, decisamente.
Edited by ‚quinn - 24/8/2011, 23:12
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